Chiesa di San Nicolò

Ultima modifica 10 maggio 2020

Il primo impianto del monumento risale al 1625 con il suo corpo cruciforme a capriate lignee nei pressi dell'abitato di Guspini. Eretta su una collina calcarea, che ospitò un nucleo abitato o un piccolo castro romano, si impone subito all'attenzione del visitatore per la sua tarda facciata Gotico Aragonese con al centro il bellissimo rosone traforato composto da 12 prismi triangolari in calcare, di cui si ha scarsa documentazione, ma che quasi certamente è il prodotto di maestranze qualificate esterne.
Ripropone uno stupendo esempio di decorazione geometrica a traforo del VII secolo, con una sintesi centrica, tipica dell'oreficeria orientale. L'attuale edificio è il risultato di 125 anni di interventi che di fatto ne hanno modificato l'assetto primordiale, sia all'interno che all'esterno.

Dopo la prima impostazione cruciforme del 1625, costituita dalla navata centrale e dalle attuali cappelle dell'Addolorata (o del Santo Cristo) e del Rosario, ad opera dei muratori Francesco Spano e Filippo Frau, vennero erette le altre quattro cappelle, due per parte, fra il 1655 e 1657.

Nel 1662, avvenne la trasformazione più consistente la sostituzione delle capriate lignee in un'ardita volta a botte, realizzata con mattoni cotti di Pabillonis ad opera di muratori di Samatzai.

Successivamente nel 1672 si iniziarono i lavori per l'edificazione della torre campanaria, terminata nel 1723 dal muratore Maestro Giovanni Pirella di Villamar, e due anni dopo ospitò il primo orologio pubblico con quadrante in marmo del tedesco Jayme Vam Stroyp. Le trasformazioni interne riguardarono in particolare la graduale sostituzione degli altari lignei con il marmo che fece la sua prima comparsa nel 1727 con la facciata della mensa dell'altare maggiore. Il completamento strutturale, proseguì nel 1741 con la realizzazione della cappella delle Anime e nel 1796, l'allora rettore Gian Paolo Sirena, fece erigere tra il campanile e la cappella dell'Immacolata, in uno spazio ancora libero, la cappella di San Raffaele.

Al suo interno è ancora possibile ammirare alcune opere artistiche riconducibili all'arte spagnola in Sardegna. Antecedente a questo periodo è la splendida campana bronzea databile al 1327, custodita sotto la fonte battesimale e proveniente probabilmente dalla chiesetta da Sant' Alessandro, dove sulla spalla vi sono due stemmi di due stati sovrani, quelli di Aragona e d' Arborea. Il numero dei fregi risulta essere a vantaggio d'Aragona con i suoi quattro Pali e i due alberi sradicati: particolare che farebbe pensare a un'opera commissionata dagli Aragonesi per celebrare l'alleanza con l'Arborea ma con predominio catalano. L'assetto attuale della piazza parrocchiale, con la gradinata eretta nel 1864 è opera dell'allora concessionario della Miniera di Montevecchio Giovanni Antonio Sanna.
Nel 1885 il sindaco Dott. Raimondo Lampis fece colmare e sistemare il gran piazzale prospiciente la chiesa parrocchiale, con conseguente eliminazione di 13 gradini.

ARTEIl Santo Cristo: un'opera lignea di Angelo Puxeddu di Stampace realizzato il 13 Febbraio 1634.Tabernacolo ligneo dorato: opera restaurata, probabilmente faceva parte della predella dell'altare maggiore, attribuita al Cavaro e oggi in attesa di restauro. Fu commissionata al pittore Francesco Marsiello di Stampace il 23 febbraio 1634.Alcune sculture lignee: Sant'Isidoro, San Nicola e, probabilmente la più antica quella della Madonna di Urradili, che potrebbe risalire al XV secolo, con lunga veste dipinta.Nella terza cappella a destra è custodito un organo a canne del 1768, costruito dal milanese Giuseppe Lazzari. Ha una tastiera con 49 tasti (ma precedentemente erano 45), un somiere meccanico, pedaliera unita alla tastiera. È stato recentemente restaurato e riportato all'antico splendore.


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