Chiesa di Santa Maria

Ultima modifica 10 maggio 2020

La chiesa di Santa Maria è l'edificio di culto più antico di Guspini ed è datato all'XI-XII secolo. Di stile Romanico - Pisano, l'edificio era annesso ad un antico monastero, oggi scomparso, in un luogo ricco di acque sorgive perenni. La presenza nelle vicinanze della fonte nota come “Sa Mitza de Santa Maria” e di queste acque, ne facevano meta costante dei pellegrini che ne raccoglievano il prezioso liquido ritenuto terapeutico e miracoloso.
L'edificio romanico venne riedificato in stile gotico nella prima metà del XIV secolo ma completamente rifatto nel 1700; in questa ricostruzione settecentesca, la nuova facciata inglobò parte dell'antica, ma in ogni caso oggi, almeno nei suoi aspetti medioevali più significativi, l'edificio segue le linee architettoniche del 1200, con impianto trinavato e abside rivolta a sud est.All'interno della chiesa si conservano alcuni arredi sacri di grande importanza, come l'altare maggiore in marmo finemente decorato e un'acquasantiera in trachite grigia, una tela dipinta da Michelangelo Medici del 1796, raffigurante l'assunzione di Maria e una campana in bronzo, con iscrizione datata 1698, sostituita nell'Agosto 1987 da una copia.

IL RESTAURO

Nel 1997, durante i lavori di restauro, sono stati individuati, sotto l'attuale pavimento, altri 4 rivestimenti, di cui il primo in cotto rosso. Sotto la chiesa vi sono tracce di una scalinata in granito che porta a un cunicolo che attraversa tutta la chiesetta, certamente testimonianza dell' insediamento monastico. Altra traccia di un possibile insediamento ci è data dalla presenza di un pozzo a pianta ottagonale. Durante i lavori, l'ingresso di sinistra ha portato alla luce una croce a otto punte, scolpite sull'architrave e sotto l'intonaco è stato ritrovata una croce di Malta dipinta in una parete interna dell'edificio. Sotto lo strato d' intonaco che ricopriva la chiesa, si è individuata l'antica facciata Romanico Pisana e nel muro perimetrale verso Sud, gli scavi hanno portato alla luce dei cocci di ceramica nuragica e romana di produzione locale, ceramica sigillata africana e alcuni frammenti di ossa umane. Altri particolari rinvenuti sono la decorazione dell'abaco, del piedritto del primo arco a sinistra, presso l'altare e una scritta dell'acquasantiera. Il primo elemento è di tipo fogliato e si avvicina ai “mensoloni” ritrovati nel vicino convento di Santa Lucia a San Gavino Monreale fondato dai frati Basiliani intorno al 1000. Il secondo elemento è la scritta: “MCC. OPUS FA. DIE….” Incisa sul labbro dell'acquasantiera in trachite grigia purtroppo danneggiata dal crollo del tetto, avvenuta negli anni 40 di questo secolo.

ARCHITTETTURA

La chiesa presenta una pianta rettangolare trinavata con abside orientata. Le 10 arcate dei muri divisori nascono da pilastrini quadrangolari con stretta cornice d'imposta in luogo del capitello, in cantoni di trachite di media pezzatura. La copertura a doppio spiovente era realizzata con travature di legname e capriate lignee del voltone. L'illuminazione avveniva tramite le piccole monofore con centina ogivale collocate nell'abside, nelle navate laterali e dall'ampia finestra della facciata, sotto il sopracciglio del portale d'ingresso.
Nell'abside vi sono tracce di un antico affresco di cui rimangono segni in movimento ondoso, di color rosso non ancora interpretati.
Nel fianco meridionale si apriva una porta con stipiti in blocchi trachitici e trave lignea, forse probabile accesso all'area del monastero di cui pare si conservino tracce presso la casa Liscia.
La facciata ampiamente rimaneggiata nella parte bassa, conserva i suoi archetti pensili, sormontati da alloggi per bacini ceramici che si impostano su peduci prismatici e due protomi antropomorfe centrali. Si conserva ancora molto bene il sopracciglio del distrutto portale, decorato a foglie geometrizzate, con peduci di protome zoomorfa. L'attuale portale ha sostituito probabilmente uno dei due ingressi frontali di cui pare la chiesa fosse dotata, con architrave e lunetta a tutto sesto.
Traccia di almeno una di queste aperture è stata messa in luce asportando l'intonaco interno della facciata, ciò di fatto ha però posto seri dubbi interpretativi, che l'impianto trinavato con le 10 arcate non sia coevo con le strutture esterne, in quanto il primo pilastro poggia sulla spalla sinistra della porta messa in luce: questo farebbe pensare ad una sua edificazione addirittura antecedente all'XI secolo. All'interno si conservano presso l'abside, la decorazione fogliata sulla cornice d'imposta del cantone sinistro dell'ultimo arco; un'acquasantiera in trachite grigia che ha perso una scritta sul labbro superiore e di cui rimangono poche tracce. Di particolare interesse è il suo orientamento, difatti, l'abside è rivolta verso il sorgere del Sole nel giorno della festa dell'Assunta in modo tale che la luce entri all'interno della chiesa tramite la Fenestrella Orientis. La chiesa secondo il pensiero dei teologi e dei pensatori medioevali (un esempio è Durand de Mende) è la disposizione materiale del corpo di Cristo, mentre l'altare è il cuore, l'abside è la testa e il transetto sono le braccia.
Lo storico Dionigi Scano ci parla di una chiesa con abside quadrata con finestra gotica (oggi scomparsa) e che risalirebbe al primo ampliamento ma a riguardo non vi è nessuna testimonianza archeologica e documentaria; inoltre, l'indecifrabile epigrafe rinvenuta nel 1892 nel pilastro a sinistra dell'altare, datata 1292, potrebbe essere l'attestazione della consacrazione dell'opera a cui faceva riferimento Dionigi Scano. Il Manno ci parla di un insediamento monastico, quello dei Gerosolimitani, probabilmente risalente al IX secolo. A favorire l'insediamento dei monaci è senz'altro la posizione soleggiata ed elevata e la presenza di acque sorgive, in un tempo dove, l'abitato di Guspini era concentrato attorno alla chiesetta di Sant' Alessandro presso la torre aragonese. L'abitato di Guspini riveste una certa importanza già dalla metà del 1200 quando entrò nell'orbita degli interessi economici di Genova e Pisa e probabilmente dello stesso giudice Guglielmo di Capraia. Le vicine miniere argentifere di Montevecchio erano state assegnate a Genova in pegno per il riscatto di Barisone (17 gennaio 1171) e recuperate dai Pisani che le sfruttarono per finanziare le loro guerre.

I CAVALIERI DI MALTA

Si pensa che i cavalieri avessero la loro fondazione presso la chiesa di Santa Maria di Malta con il sostegno del giudice Guglielmo che probabilmente finanziò alcune delle opere edilizie che servirono per ampliare la chiesa tra cui l'aggiunta del simbolo del casato (una protome caprina) sotto l'archetto pensile della facciata. E' storicamente certo che nel XVI ci fosse la presenza dei cavalieri e se ne trova traccia, sia nel volume Successos generales de la Isla de Serdena (“en la villa de Guspini havia otrio monasterio….iglesia….al presente agregada a la Religion de los cavalleros de San Juan de Malta”), sia nella Storia di Sardegna del Manno quando fa l'elenco dei monasteri presenti nell'isola prima del XIII secolo, informandoci che vi era un monastero annesso alla chiesa. Inoltre nel settembre del 1562 frate Giovanni Pinna, Priore Gerosolimitano, commissionò al pittore Michele Cavaro un retablo ligneo per la chiesa di Santa Maria. I cavalieri rimasero nell'abitato di Guspini sino alla metà del 1600


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